22 ottobre 1529: un Papa visita Borgo Durbecco in omaggio a fra Sabba

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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22 ottobre 1529: un Papa visita Borgo Durbecco in omaggio a fra Sabba

Santa Cortesi


Clemente VII.

     Il 22 ottobre 1529 Papa Clemente VII, (Giulio de’ Medici) diretto a Bologna per l’ abboccamento con Carlo V previsto in novembre, dopo l’accordo del 20 giugno 1529 col trattato di Barcellona, e poi per l’incoronazione dell’imperatore, che avvenne in forma solenne per mano del pontefice in S. Petronio il 22-24 febbraio 1530, volle fermarsi nel Borgo Durbecco e sostare alla Commenda per rivedere l’amico e confratello fra Sabba di Castiglione, che proprio per la rinuncia di Giulio de’Medici nominato arcivescovo di Firenze e poi cardinale dal cugino Papa Leone X (Giovanni de’ Medici), aveva ricevuto il beneficio della Commenda di Faenza abbinata a quella di Meldola. Il pontefice, il suo corteo, si fermarono, Clemente VII si degnò di scendere e i due amici si ritrovarono coi loro ricordi e il loro affetto, durante la sosta fu offerto un rinfresco, la Commenda era stata parata a festa con la massima cura dall’addobbatore Scipione Casanova (non ritrovo la fonte ove lessi la notizia), quindi il papa ripartì alla volta di Bologna.Il Tonduzzi nelle sue
Historie della città di Faenza parte quarta dedica all’evento pochissime righe: "Passò dunque per Faenza il Pontefice per transito verso Bologna li 22 ottobre e prese alcuni rinfreschi nella Commenda de Cavalieri, che è prossima alla porta del Borgo".



     Al ritorno da Bologna, il primo aprile 1530, Clemente VII si fermò sì a Faenza, (sempre Tonduzzi Fu alloggiato Clemente nel ritorno molto splendidamente in Faenza, e pranzò in Palazzo il dì primo Aprile) ma non rivide più l’amico Sabba, almeno questo riportano i cronisti, e non risulta dunque esatta la  versione di Rossini che riferisce di una seconda visita alla Magione. Ebbene, fra Sabba nelle sua opere tace completamente su questo eclatante evento e su questo incontro assai onorevole per lui, a riprova della sua estrema modestia e singolare umiltà sottolineate ed esaltate da Vincenzo Ranieri in Memorie Storiche per servire alla vita di Fra Sabba Castiglioni Lugo 1821. Giulio de’ Medici (Firenze 1478-Roma 1534), figlio illegittimo di Giuliano e  cugino di Giovanni, poi Leone X, che ne fece legittimare la nascita, e lo nominò nel 1513 arcivescovo di Firenze e poi cardinale, salì al soglio pontificio col nome di Clemente VII alla morte di Adriano VI nel 1523, grazie ai favori di Carlo V, ma poi si sottrasse alla pressione imperiale e aderì alla Lega di Cognac (1526). Nel 1527 subì il sacco di Roma e fu infine costretto a sottomettersi all’imperatore. Ne seguì per l’Italia una condizione di servitù, dolorosissima per fra Sabba, e non solo per lui.

    
Clemente rifiutò di annullare il matrimonio fra Enrico VIII e Caterina d’Aragona e in conseguenza di questo gesto si verificò il distacco della chiesa d’Inghilterra da Roma (scisma anglicano 1534). Mecenate amante delle arti, commissionò a Michelangelo l’affresco de “Il giudizio universale” nella Cappella Sistina e ne seguì personalmente i lavori. Dopo l’elezione pontificale fra Sabba gli inviò le sue congratulazioni e si vide rispondere dall’amico Papa in forma di Breve, in cui gli esprimeva la memoria della loro antica amicizia e il suo paterno affetto, inoltre lo invitava a recarsi a Roma, dichiarandolo suo cameriere segreto con facoltà di starsene assente dalla Commenda e prendere stanza alla corte papale. Ma fra Sabba aveva ormai compiuto la sua scelta definitiva aliena da ambizione, desiderio di potere e di carriera. Rispose quindi ringraziando e affermando che, contento della sua condizione privata e di quanto lo avevano provveduto Dio e la sua Religione, lo supplicava di lasciarlo vivere nella quieta oscurità del suo ritiro solitario, anziché in mezzo agli splendori da lui non meritati delle cariche nella corte romana. Una sola volta nei suoi Ricordi (Cortesi, 1999 Faenza) in R 73 p.102 allude alla loro amicizia in minoribus ossia al tempo degli ordini minori precedenti l’ordinazione sacerdotale e dice di aver avuto con Giulio de’ Medici assai intrinseca servitù avanti le bene meritate promozioni e assonzioni al cardinalato e al pontificato, mentre fu cavalieri di notra religione e priore di Capua perché delle loro santità(loro perché è incluso nell’elogio anche papa LeoneX,  ossia Giovanni de’ Medici) le virtuosissime opere e dignissime imprese sono per ancora al mondo sì verdi, sì chiare e manifeste che bisogno non hanno de’ miei ricordi o d’altri. Usa dunque una formula retorica di preterizione per dire che i due cugini papi non hanno bisogno dei suoi elogi.

     Pasolini Zanelli  a p. 43-44 de Un cavaliere di Rodi e un pittore, Treviso 1893, prospetta invece una interpretazione ben diversa, rispetto a quella della modestia e umiltà esaltata dal Ranieri, del silenzio di fra Sabba: Egli uomo retto non può dir bene della politica di quel papa. La considera subdola e incerta  e cagione di grandi mutamenti negli affari d’Italia e immagina fra Sabba che nella sua impotente solitudine nella sua Commenda si addolora e piange per le sfrenate orde del Conestabile di Borbone che passano seminando rapine, saccheggi e violenze nella Romagna, per il nefando sacco di Roma, orrore di quell’età, per la morte di crepacuore a Toledo nel 1529 del più garbato cavaliere del secolo Baldassare Castiglione per non essere riuscito a metter pace fra imperatore e papa. Ma l’accordo poi venne. E si sarà di ciò racconsolato fra Sabba? Avrà gioito nell’apprendere che il Pontefice moveva da Roma per venire a porre sul capo di Cesare le  due corone?I suoi Ricordi lo tacciono; non una parola su questo grande avvenimento storico, non un lontano cenno.(pag.43).

      Mentre spende molte pagine per elogiare la memoria di Lorenzo il Magnifico e il vivente Cosimo, che dà quale esempio di principe, si limita a brevi e stringati cenni sopra Clemente VII, quasi a malincuore e stentati. Pasolini Zanelli indugia poi a immaginare l’incontro fra i due, l’atmosfera e stati d’animo alla Magione. Suppone gran concorso di gente, viva curiosità di vedere il Papa, ma non minore quella di vedere Sabba  a pochissimi faentini noto di persona. Mosso dal dovere avrà inbdossato la ricca veste e armatura dell’Ordine e con aspetto marziale e devoto insieme, sarà venuto incontro al Pontefice, offrendogli ospitalità nella sua modesta abitazione.

     Il Papa circondato e seguìto da sfarzosa corte, da prelati e cardinali, accolse benevolmente il vecchio amico della famiglia e la sua profferta. Clemente VII era allora sui cinquantadue anni; losco alquanto dall’occhio destro, alto e benfatto della persona. I dolori, le malattie gli avevano tolto l’antico vigore. L’incontro fra questi due uomini a così differente destino serbati, sarà stato pur commovente ed  il loro pensiero sarà corso ai passati tempi ed alle dolorose vicende del loro Ordine.

     Brevi istanti si trattenne il papa alla amgione, accettò un rinfresco e proseguì per Bologna. Sabba non lo rivide mai più, neppur quando nel susseguente anno ripassò da Faenza e prese alooggio nel Palazzo del Comune, grandemente festeggiato dai faentini.Misere feste, sconsigliati tripudi! Nell’abbracciamento del Papa con Carlo V a Bologna fu confermata purtroppo la servitù d’Italia! (Pag. 44) 


Nel 1529 papa Clemente VII e Carlo V si incontrarono a Bologna
per celebrare la loro pubblica riconciliazione e, soprattutto,
la formale incoronazione di Carlo.
Gli sfarzosi eventi di quel giorno e dei mesi seguenti
 furono poi commemorati da artisti del tardo Rinascimento
 in grandi affreschi, come a Bologna nel Collegio di
San Clemente da un seguace di Carracci, a Verona in
Palazzo Ridolfi dal Brusasorci, o a Firenze in
Palazzo Vecchio dal Vasari. Tuttavia la prima
rappresentazione del corteo fu eseguita da
Nicolaus Hogenberg (1500 circa-prima del 1539)
in quaranta tavole incise in quello stesso anno,
e se ne possono individuare almeno sette edizioni.
Le stampe qui riprodotte sono state colorate
 a mano e sono conservate presso una collezione privata.



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