Perchè il Ponte Romano non era allineato alla via Emilia?

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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PERCHÈ IL PONTE ROMANO NON ERA
ALLINEATO ALLA VIA EMILIA?


Stefano Saviotti


Fra le tante persone che nel 2011 si sono appassionate o anche solo incuriosite per la scoperta del pilone del ponte romano sul Lamone, era questa la domanda che si sentiva più di frequente. In effetti, può apparire strano che il ponte romano non fosse allineato con Corso Saffi, che pure faceva parte dell’antica via Emilia. I Romani, si sa, erano abilissimi costruttori, ma anche molto pratici: se non ci fosse stato un ostacolo troppo difficile o lungo da superare, avrebbero tirato diritto sulla linea prescelta. Il problema, in effetti, c’era, ed era rappresentato dall’andamento obliquo che aveva il fiume Lamone rispetto alla via Emilia in costruzione. Come si vede dalle mappe seicentesche qui riportate, fino a non molti secoli fa il fiume aveva un tracciato molto diverso da quello attuale: dallo sbocco del Marzeno esso piegava, puntando verso la città, per poi descrivere una grande ansa sotto via Lapi in vicinanza del Torrione di Montecarlo e dirigersi verso il ponte, incontrando la via Emilia con un angolo abbastanza accentuato. A valle di questa, il corso d’acqua proseguiva passando sotto l’ex Molino Valdamone e le casette di via Zaccaria, e solo dopo un’altra curva ritornava a dirigersi verso la città.


A sinistra, tracciato del fiume Lamone fino al Ponte delle due Torri, in una mappa del 1678.
A destra, tracciato del fiume Lamone dallo sbocco del Marzeno fino al
Ponte delle due Torri, in una mappa del 18 maggio 1685. 


I tecnici romani sapevano che la corrente doveva battere sui piloni il più possibile in senso perpendicolare, in modo che gli stessi potessero resistere meglio alla fortissima spinta che si creava durante le piene. Per diminuire ancora l’impatto e fendere l’acqua, i piloni venivano già allora sagomati a punta, come si è fatto anche nel nostro caso. Il ponte venne quindi costruito in direzione perpendicolare al senso della corrente, e di conseguenza fu necessario deviare un po’ la via Emilia dal rettilineo prima ipotizzato. Se ci si fa caso, si noterà che le ultime case di Corso Saffi dopo via Baroncini piegano verso sud-est, esattamente in direzione del pilone che è stato riscoperto: in effetti, in passato la pavimentazione della via Emilia fu rinvenuta spostata verso il negozio di frutta e verdura, non al centro del corso attuale. Una volta passato il fiume, la via Emilia piegava leggermente verso nord-est per ritornare sul rettilineo; lungo questo tronco di strada, nel Medioevo sorse il Borgo Durbecco. Per lungo tempo, gli studiosi hanno ritenuto che la vistosa curva che faceva la via Emilia dentro il Borgo fosse dovuta a una distorsione del tracciato romano avvenuta nel Medioevo, ipotesi valida in tanti altri casi ma non in questo. Questa situazione urbanistica, documentata da tante vecchie foto e mappe, fu spazzata via dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale; al momento della ricostruzione, si preferì raddrizzare la strada per allineare Corso Saffi con il tratto finale del Corso Durbecco (oggi Corso Europa), ed anche il ponte delle Grazie fu costruito su questo allineamento. Ecco perché il ponte romano e quello attuale sono distanti e non paralleli.


Percorso del fiume Lamone a valle del Ponte delle due Torri, in una mappa del 1692.


I cambiamenti del corso del Lamone: A/A Direzione della corrente in epoca romana,
 B/B Direzione attuale della corrente, C/C Andamento  del Ponte delle Grazie.

 
Anche il precedente ponte di Ferro, però, era già allineato con l’ipotetica via Emilia “dritta” e non con quella autentica “storta”. Perché? Presto detto: nel 1856, il Comune aveva già deciso di “raddrizzare” la curva del Borgo abbattendo le case poste fra il nuovo ponte che avrebbe sostituito quello crollato delle Torri, e la chiesa della SS. Annunziata, dove la strada riprendeva l’allineamento. Obiettivo finale, era quello di poter vedere porta delle Chiavi dal loggiato degli Orefici. In realtà, tra il 1856 e il 1863 furono demolite solo le case fino a via Candiana, creando il piazzale del Borgo, poi ci si dovette fermare per mancanza di fondi. Il ponte di Ferro fu però costruito sul nuovo allineamento, seguendo il programma desiderato dal Comune, e dopo la sua distruzione bellica, esattamente al suo posto sorse nel 1951 l’attuale ponte delle Grazie.
Ponte della città fatto costruire da Cesare Augusto

Miro Gamberini - Stefano Saviotti


Nell’Archivio di Stato di Faenza sono conservati sei volumi, denominati Acque e Vie, nei quali dal 1505 al 1771 sono stati raccolti tutti i documenti più importanti inerenti alla questione di fiumi e molini. In un periodo non meglio identificato, quando si decise di raccogliere tutta la documentazione in ordine e per argomento, vennero tolti alcuni documenti riguardanti questioni diverse, ed al loro posto fu inserito un foglio di piccole dimensioni, con annotato lo spostamento e la nuova collocazione. Il foglio sopra riprodotto comunica: “Ponte della città sul Fiume fatto edificare da Cesare Augusto…” Nell’ultima riga viene riportata la nuova collocazione: “Libro primo Decretorum - c. 132”. Ma di questo volume non vi è traccia. In base a quali elementi i Faentini del XVII secolo ritenevano che il Ponte delle Torri risalisse ad Augusto? Semplice voce dettata dalla ricerca, allora comune, di nobili origini, oppure sul ponte esisteva davvero un’iscrizione dedicatoria al grande Imperatore? Il frammento di epigrafe ritrovato nel 2011 accanto ai resti della Torre centrale risale proprio all’epoca augustea, ma potrebbe anche provenire da un altro luogo ed essere stato collocato sul ponte in seguito, come altre antiche iscrizioni di cui si ha testimonianza. Il mistero continua!

 

l 29 settembre 2011 è stato  recuperato un frammento di epigrafe romana con le lettere CO, seguite da una probabile S, che risale all’età augustea ed è stato portato al deposito archeologico di Faenza. Il frammento faceva parte di una scritta dedicatoria monumentale che potrebbe anche non appartenere al ponte romano, in quanto si sa che sul ponte delle Torri erano murate anche lapidi funerarie romane, certamente provenienti da altri luoghi. Attualmente l'iscrizione è collocata nell'atrio di Palazzo Mazzolani.
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Ricostruzione ipotetica del Ponte Romano ricavata in base ai rinvenimenti di strutture che erano incorporate nel Ponte delle Torri e a raffronti con altri ponti romani
 (ipotesi e disegni di Stefano Saviotti).  
       


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