CENNI DELL'ORIGINE E USO DELLA BANDIERA
Gabriele Garavini
Le origini del Gioco della Bandiera sono molto antiche. E’ noto che
presso gli antichi Longobardi, i reparti militari venivano distinti tra
loro da una striscia di pelle o di panno variamente colorata detta
"banda". L’origine del "Gioco della Bandiera" per limitarci al nostro
paese, possiamo dire che si può fissare con sicura documentazione al VI
secolo d.C. quando i "bandieranti" di Roma erano usi precedere il Papa
nel corteggio, agitando ampi vessilli multi colori nelle festività
religiose. E’ appunto sotto questo aspetto che nel Medio Evo ritroviamo
la bandiera largamente impiegata non solo in occasione di
manifestazioni religiose ma anche civili e militari. Lo spezzettamento
di fatto del Sacro Romano Impero voluto da Carlo Magno con la creazione
dell’organizzazione feudale, favorisce indubbiamente la divulgazione
dello "sbandieramento". Largamente usate come mezzi di segnalazione
durante le battaglie, inoltre, come riferiscono gli storici, la
bandiera nell’alto Medio Evo conferiva al feudatario il diritto di vita
o di morte sui suoi vassalli. Nelle "giostre", "quintane" e "disfide",
nel "passo d’arme" e anche nella "veglia d’arme" e "nell’investitura
del cavaliere" i portatori della insegna della casata o del nobile, al
rullo dei tamburi, giostravano i vessilli con particolare destrezza ed
eleganza di coreografia, mentre le "armoires" (le armi) del Signore
campeggiano nel centro dei drappi.
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La Bandiera di Francesco Ferdinando Alfieri, Maestro d'Arme dell'Illustrissima Accademia Delia in Padova.
Nella quale si mostra per via di Figure una facile, e nova Pratica, de il maneggio, e l'uso di essa, con la difesa della spada.
A destra: Del caminar colla Spada e Bandiera dal capitolo XXIII
Il primo
avvertimento, che dobbiamo havere per dichiarazione della figura, si è,
che la spada, e la bandiera, deveno essere impugnate sodamente, e con
fermezza, è libero il giocare secondo il genio, e si potrà cambiare la
mano ad un tempo istesso buttando in aria l'Insegna ed avanti, che cada
pigliando la spada, e ciò si potrà far più volte, perche è una
bellissima lezione, e veramente degna d'esser osservata.
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La valenza militare delle insegne,
degli Alfieri e delle sbandierate è denotata anche dall’etimo dei
termini che la definivano. “Alfiere” deriva infatti dall’arabo
“al-fàris” che sta per cavaliere, soldato a cavallo. Proprio le
“insegne” furono protagoniste di un avvenimento nell’anno 1080
nel Faentino. In quell’anno, il Conte Francese di Vitry, accorse in
aiuto con cinquecento soldati ai Faentini nella battaglia contro i
Ravennati e riuscì a metterli in fuga.
In
memoria del Conte di Vitry nel 1990 il Rione Giallo organizza la "Festa
degli Stendardi". Nella foto il primo cavaliere a sinistra è Igor
Argomenni in seguito a corso il Palio di Siena con il soprannome di
"Smarrancio".
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Il nobile Francese, rifiutò
qualsiasi onorificenza e chiese che, per non dimenticare
quell’episodio, fossero portati, il primo maggio d’ogni anno,
con solennità, i suoi due “Stendardi” nella chiesa di San Sigismondo (ancora esistente, di recente restaurata e posta fuori porta Montanara
su l’attuale Viale Marconi). Due giovani della nobiltà cittadina,
portavano, facendoli volteggiare, gli Stendardi lasciati alla città dal
Capitano francese. Tale “festa” si svolse per oltre sette secoli fino
al 1796. Fu riproposta, per cinque anni, dal 1990 al 1994,
dal Rione Giallo. Da ricordare ancora che nel 1674 fu istituita a
Faenza, per opera del Conte Michele Spada, l’ “Accademia dei Remoti”.
Uno degli “Impieghi dei Signori accademici” era, come scrive il Parini
nel suo diario, quello di “giocare di scherma e di bandiera”. Da
questi storici episodi, trae origine la comparsa, sin dalle prime
edizioni del Palio del Niballo, degli alfieri con bandiera nel
corteo storico.
Il grande agonismo da subito emerso, fece poi da
lievito alla nascita in quei primi anni sessanta, di un “gruppo
sbandieratori” per ognuno de cinque rioni, e portò alla istituzione
delle gare delle bandiere, la cui prima edizione si tenne nel
1964. Il rifiorire di questa antica tradizione, porto
poi nel 1966 alla nascita della Federazione Italiani Antichi
Giochi e Sport della Bandiera, di cui Faenza è uno dei soci
fondatori.
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