Una scuola di poesia a Faenza

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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Una scuola di poesia a Faenza

di Rosarita Berardi

 Un amico – per celia! - un giorno mi disse: “Ma sta a vedere che a Faenza esiste una scuola di poesia!?” Intendendo in tal modo canzonare la possibile affermazione di una tradizione poetica faentina che io ventilavo... tesi sostenuta a fronte del nutrito numero di poeti e poetesse che andavo via via scoprendo a Faenza. Correva l'anno 2003 e l'amministrazione manfreda di quegli anni aveva chiesto a me e a Mauro Gurioli di stilare un'antologia che raccogliesse i poeti faentini contemporanei (non dialettali) dando loro la giusta rilevanza (titolo dell'antologia: Ma adesso noi, edita da Società Editrice Il Ponte Vecchio di Cesena). Si dice che la curiosità sia femmina... in ogni caso a me nacque la voglia di verificare se fosse sostenibile o meno la mia ipotesi sull'esistenza di una “Scuola di Poesia” a Faenza... E come in una caccia al tesoro eccone le risultanze:

Nato nel XII secolo Ugolino d'Azzo degli Ubaldini è il primo poeta di Faenza che incontriamo. I commentatori di Dante lo considerarono un ottimo poeta. Della sua opera purtroppo non resta traccia alcuna ma credo potremmo fidarci nel trovare lodi del suo valore nella Divina Commedia:

Non ti meravigliar s'io piango, Tosco

Quando membro con Guido da Prato

Ugolin d'Azzo che viveva nosco

Purg. canto XIV.103-105



Frontespizio

del volume di don Giulio Castellani.

Alla corte di Galeotto Manfredi (1440-1488) visse Angelo Lapi, poeta incensatore che esaltava in versi le imprese manfrede (prassi usuale all'epoca... basti pensare a Ludovico Ariosto alla corte di Alfonso d'Este). Alla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze sono conservate molte poesie inedite di Lapi e un'elegia a Cosimo de'Medici.

Don Giulio Castellani (1528-1586), sacerdote. Compì i suoi studi a Bologna e a Ferrara e si mise in evidenza quale letterato scrivendo opere filosofiche sia in latino che in volgare. Fu ospite della corte Gonzaga di Mantova e istruttore a Firenze alla corte medicea. In lode delle gentili dame di Faenza, Catellani scriveva:

Queste creature alme e leggiadre

ch'adombrar posson lor il sommo Padre

Mira le chiome d'oro e l'anca sciolte

ch'illustrare più che il Sol nostro emisfero.

In Via Baroncini, che i faentini chiamano familiarmente “la baroncina”, abitava – appunto! - la famiglia Baroncini. Nel 1542 Barbara Baroncini sposò Fanino Fanini, impiccato e bruciato sul rogo dall'inquisizione per essere di religione protestante. Nella famiglia Baroncini non mancarono né i poeti né i retori, troviamo infatti Giuseppe, Giovanni e Porporino Baroncini.

Alla fine del 1300 troviamo traccia del conferimento di titolo nobiliare alla famiglia Gucci ad opera di Astorgio I Manfredi per i servizi resi. Il 1700 sta terminando e noi incontriamo Ercole Gucci che apparteneva a codesta stirpe. Studiò a Pisa e compose poesie, definite di buon valore, nonostante fosse capitano di naviglio e perciò dedito a ben altra carriera. Anche suo nipote Giovanni (primo ventennio del 1800) fu poeta. 

Letterato grecista e latinista, Dionigi Strocchi nacque nel 1762 e morì nel 1850. Patriota filo napoleonico, avanzò l'istanza per fondare un Liceo a Faenza. Deluso dall'agire francese nelle nostre terre, subì il ritorno del governo papalino con rassegnata delusione. Il suo valore come poeta e letterato lo portò a essere iscritto alle più importanti Accademie d'Italia, compresa l'Accademia della Crusca. 

Francesco Zambrini (1810-1887) avrebbe dovuto votarsi alla carriera ecclesiastica secondo i genitori ma subì il fascino dei fermenti patriottici e nel 1831 partecipò ai moti rivoluzionari. Considerato valente studioso, pubblicò diversi libri e gli accademici suoi contemporanei non gli lesinarono lodi e onori (Giosuè Carducci fu tra i suoi estimatori).


Dionigi Strocchi.

Frontespizio del volume.

Frontespizio del volume.

Napoleone Alberghi (1847-1916) maestro prima e direttore didattico di Faenza poi, si distinse per la vasta cultura e la lungimiranza di educatore. Fu poeta della sua città, dedicando elogi funebri ai concittadini più meritevoli pur non essendo un eccellente verseggiatore.




Alfredo Oriani.



Lamberto Caffarelli.

Alfredo Oriani (1852-1909) per quanto discendesse da una famiglia privilegiata della piccola aristocrazia, ebbe un'infanzia difficile, priva di quegli affetti che rendono serena e felice la vita di un bimbo. Il ragazzo crebbe scontroso e solitario e più tardi rivelò queste sue caratteristiche anche nelle proprie opere.  Figura controversa del panorama letterario italiano, Oriani fu poeta e scrittore ed ebbe la considerazione positiva di Benedetto Croce e di Renato Serra. Fu riconosciuto da Benito Mussolini come uno dei precursori dei propri valori e, nei Quaderni, Antonio Gramsci scrisse apprezzamenti sul suo pensiero. Si evidenzia già da queste scarne note, la contrastante figura di intellettuale complicato e scontroso.

Lamberto Caffarelli (1880-1963) musicista e compositore, poeta e filosofo di ispirazione antroposofica. Fu organista della cattedrale faentina. Conobbe Dino Campana. Collaborò con il compositore futurista Francesco Balilla Pratella. Personaggio criptico e di non facile interpretazione, Caffarelli fu poeta ed esoterista. Nel 2013 è stato pubblicato un libro a lui dedicato, Lamberto Caffarelli, poeta pensatore musicista faentino (edizioni Mobydick) scritto dal M° Giuseppe Fagnocchi.


Antonio Marini, poeta e scrittore apprezzato anche fuori d'Italia di cui troviamo labile traccia nei libri di Rino Savini.
Ma in questo rapido sguardo, che copre centinaia di anni e dimostra ampiamente l'esistenza di una Scuola di Poesia Faentina, mancano le donne, quelle piccole api furibonde*, nerbo e dorsale su cui poggia la cultura contadina della nostra terra. Possibile che le donne non si dedicassero affatto all'ars poetica? Mi risulta difficile crederlo... molto più probabilmente lo si faceva nascostamente, essendo “tempo perso” rubato ai doveri più pressanti della famiglia e del lavoro e non va dimenticato il difficile accesso scolastico riservato alle donne fino alla seconda guerra mondiale. Senza idonei strumenti ciulturali è arduo dedicarsi alle arti!

Non possiamo dimenticare di essere figli di una terra dove il complimento più lusinghiero che un vedovo rivolgeva alla moglie scomparsa era: L'era 'na grén lavuradora! (Era una grande lavoratrice!)

Oggi i poeti e le poetesse di Faenza perpetuano la tradizione e si moltiplicano: Marta Bener, Giulio Savini, Pier Luigi Berdondini, Franco Bonucci, Giovanna Capucci, Matteo Zambrini, Arturo Locatelli, Carlo Manvisi, Massimo Montevecchi, Massimiliano Pradarelli, Maria Rossini, Stella Marocci, Marcello Coppari... potrei continuare a lungo... e ci tengo a sottolineare che mi sto limitando al cerchio delle mura cittadine e agli artisti che hanno scelto di esprimersi solamente in lingua italiana...

Un tale elenco rende innegabile che nella nostra città esista, per tradizione storica, una scuola di poesia che non trova riscontro similare in nessun altra città romagnola. Forse a questo fiorire ha contribuito l'esser città d'arte e il secolare confronto con paesi lontani in virtù dei commerci ceramici... o forse nell'aria serotina dei viali echeggia il singolare e limpido tintinnare di versi che attraversano i secoli e ancora oggi contaminano gli ignari abitanti di questa verde Faenza.

*cit. da Alda Merin
 

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