Una scuola di poesia a Faenza |
"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici. |
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Una scuola di poesia a Faenza di Rosarita Berardi
Nato
nel XII secolo Ugolino d'Azzo degli Ubaldini è il primo poeta di Faenza
che incontriamo. I commentatori di Dante lo considerarono un ottimo poeta.
Della sua opera purtroppo non resta traccia alcuna ma credo potremmo fidarci
nel trovare lodi del suo valore nella Divina Commedia: Non
ti meravigliar s'io piango, Tosco Quando
membro con Guido da Prato Ugolin
d'Azzo che viveva nosco Purg.
canto XIV.103-105 Alla
corte di Galeotto Manfredi (1440-1488) visse Angelo Lapi, poeta
incensatore che esaltava in versi le imprese manfrede (prassi usuale
all'epoca... basti pensare a Ludovico Ariosto alla corte di Alfonso d'Este).
Alla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze sono conservate molte poesie
inedite di Lapi e un'elegia a Cosimo de'Medici. Don
Giulio Castellani (1528-1586),
sacerdote. Compì i suoi studi a Bologna e a Ferrara e si mise in evidenza quale
letterato scrivendo opere filosofiche sia in latino che in volgare. Fu ospite
della corte Gonzaga di Mantova e istruttore a Firenze alla corte medicea. In
lode delle gentili dame di Faenza, Catellani scriveva: Queste
creature alme e leggiadre ch'adombrar
posson lor il sommo Padre … Mira
le chiome d'oro e l'anca sciolte ch'illustrare
più che il Sol nostro emisfero. In
Via Baroncini, che i faentini chiamano familiarmente “la baroncina”, abitava –
appunto! - la famiglia Baroncini. Nel 1542 Barbara Baroncini sposò Fanino
Fanini, impiccato e bruciato sul rogo dall'inquisizione per essere di religione
protestante. Nella famiglia Baroncini non mancarono né i poeti né i retori,
troviamo infatti Giuseppe, Giovanni e Porporino Baroncini.
Letterato
grecista e latinista, Dionigi Strocchi nacque nel 1762 e morì nel 1850.
Patriota filo napoleonico, avanzò l'istanza per fondare un Liceo a Faenza.
Deluso dall'agire francese nelle nostre terre, subì il ritorno del governo
papalino con rassegnata delusione. Il suo valore come poeta e letterato lo
portò a essere iscritto alle più importanti Accademie d'Italia, compresa
l'Accademia della Crusca. Francesco
Zambrini (1810-1887) avrebbe
dovuto votarsi alla carriera ecclesiastica secondo i genitori ma subì il
fascino dei fermenti patriottici e nel 1831 partecipò ai moti rivoluzionari.
Considerato valente studioso, pubblicò diversi libri e gli accademici suoi
contemporanei non gli lesinarono lodi e onori (Giosuè Carducci fu tra i suoi
estimatori).
Napoleone
Alberghi (1847-1916) maestro prima
e direttore didattico di Faenza poi, si distinse per la vasta cultura e la
lungimiranza di educatore. Fu poeta della sua città, dedicando elogi funebri ai
concittadini più meritevoli pur non essendo un eccellente verseggiatore. Alfredo
Oriani (1852-1909) per quanto
discendesse da una famiglia privilegiata della piccola aristocrazia, ebbe
un'infanzia difficile, priva di quegli affetti che rendono serena e felice la
vita di un bimbo. Il ragazzo crebbe scontroso e solitario e più tardi rivelò
queste sue caratteristiche anche nelle proprie opere. Figura controversa del panorama letterario
italiano, Oriani fu poeta e scrittore ed ebbe la considerazione positiva di
Benedetto Croce e di Renato Serra. Fu riconosciuto da Benito Mussolini come uno
dei precursori dei propri valori e, nei Quaderni, Antonio Gramsci scrisse
apprezzamenti sul suo pensiero. Si evidenzia già da queste scarne note, la
contrastante figura di intellettuale complicato e scontroso. Non
possiamo dimenticare di essere figli di una terra dove il complimento più
lusinghiero che un vedovo rivolgeva alla moglie scomparsa era: L'era 'na
grén lavuradora! (Era una grande lavoratrice!) Oggi
i poeti e le poetesse di Faenza perpetuano la tradizione e si moltiplicano:
Marta Bener, Giulio Savini, Pier Luigi Berdondini, Franco Bonucci, Giovanna
Capucci, Matteo Zambrini, Arturo Locatelli, Carlo Manvisi, Massimo Montevecchi,
Massimiliano Pradarelli, Maria Rossini, Stella Marocci, Marcello Coppari...
potrei continuare a lungo... e ci tengo a sottolineare che mi sto limitando al
cerchio delle mura cittadine e agli artisti che hanno scelto di esprimersi
solamente in lingua italiana... Un
tale elenco rende innegabile che nella nostra città esista, per tradizione
storica, una scuola di poesia che non trova riscontro similare in nessun altra
città romagnola. Forse a questo fiorire ha contribuito l'esser città d'arte e
il secolare confronto con paesi lontani in virtù dei commerci ceramici... o
forse nell'aria serotina dei viali echeggia il singolare e limpido tintinnare
di versi che attraversano i secoli e ancora oggi contaminano gli ignari
abitanti di questa verde Faenza. *cit.
da Alda Merin |
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