Faentini dimenticati: Augusto Frassineti e Luigi Mozzani

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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Faentini dimenticati: Augusto Frassineti e Luigi Mozzani

di Rosarita Berardi



Il17 maggio 2018, durante il passaggio del Giro d’Italia da Faenza - tappa Osimo-Imola - il cronista sportivo illustrando la storia della nostra città disse: «...ha dato i natali a uno dei più grandi scrittori di letteratura satirica italiana della seconda metà del 900, Augusto Frassineti, che merita di essere riscoperto e letto». Italo Calvino nella sua prefazione al libro “Mistero dei Misteri” , scritto da Frassineti nel 1952 scrive “prende di petto il nodo più doloroso che impastoia la vita italiana, il male più incancrenito da cui nessun cambiamento di regime o d’istituti è riuscito a liberarci: l’assurdità burocratica”. Era sconosciuto  anche a noi della redazione di Historia Faentina; è sorta quindi immediatamente in noi la necessità di colmare questo vuoto storico. Ne abbiamo parlato con Rosarita Berardi, la quale ha scritto l’articolo che segue, corredandolo con un’altro personaggio nativo di Faenza Luigi Mozzani, musicista e liutaio che “ha pizzicato con virtuosa armonia la chitarra da lui costruita,  facendola suonare nei più rinomati teatri mondiali". (Redazione)

Ultima domenica di giugno, giornata in cui si corre il Palio, a Faenza si celebra una significativa e importante ricorrenza… anzi due: il Faentino lontano e il Faentino sotto la torre. Il primo per premiare e ricordare i concittadini che, pur lontani dal suolo natio, hanno reso omaggio con vita e carriera alla nostra città, e il secondo per meritatamente omaggiare chi si è distinto rendendo Faenza città più bella e degna ove vivere. Ritengo dovremmo dar vita ad una ulteriore celebrazione: quella del “faentino dimenticato”… Faenza è famosa quale città d’arte e solitamente ha grande considerazione dei suoi figli celebri per meriti artistici e culturali ma nonostante ciò qualche nome - di cui essere orgogliosi - sfugge alle attente maglie della rete cittadina e cade nel dimenticatoio… basti ricordare l’oblio che ha circondato per decenni il nome della scrittrice Ida Sangiorgi.
Ma come si dice: una rondine non fa primavera… Altri esempi? Eccone due.

Augusto Frassineti lo scrittore che con ironia pacata e sferzante beffeggiò la burocrazia italiana

Augusto Frassineti in una foto del 1932.

Augusto Frassineti (Faenza, 1911 – Roma, 31 marzo 1985), scrittore e traduttore italiano.
Augusto nasce a Faenza il 30 dicembre 1911. La sua è una famiglia ricca: posseggono ville e terreni in Romagna e una grande casa a Bologna. E’ il più giovane di sette fratelli, tre dei quali saranno avviati alla carriera ecclesiastica. Altri tre invece alla medicina. L’educazione ricevuta in famiglia è improntata a una rigida osservanza religiosa; soprattutto da parte della madre Giuseppina, donna colta e religiosissima, autrice fra l’altro di Mamme felici, un trattato sull’educazione dei figli e la gestione della vita familiare. Augusto frequenta il liceo a Parma e l’Università a Bologna, diventa amico di Attilio Bertolucci, Francesco Arcangeli, Cesare Gnudi, Giorgio Bassani, Nino Rinaldi, Franco Giovannelli.  Si lega sentimentalmente ad  Enrichetta Giorgi, studentessa di Lettere. Prende la laurea in filosofia e negli stessi anni si lega agli ambienti della lotta antifascista clandestina del movimento «Giustizia e Libertà». Una volta laureato, ottiene i primi incarichi di insegnante. Dirà poi: "Credo che fosse quello il mestiere giusto per me, e lo rimpiango". Nel 1940 sposa Enrichetta che resterà la compagna di tutta la sua vita.  La seconda guerra mondiale rappresenta il tragico spartiacque della vita di Frassineti, come fu del resto per tutta la sua generazione. L'esperienza bellica segnerà in modo decisivo le sue scelte future: fatto prigioniero nel 1943 in Sicilia, viene portato nei campi di concentramento degli Alleati prima in Algeria, poi in Tunisia e infine in Marocco. È costretto a patire umilianti privazioni fisiche e morali, e a Casablanca si ammala di una grave infiltrazione polmonare, i cui postumi lo segneranno per il resto della vita.La sua produzione letteraria è tra le più complesse e raffinate nell'ambito della nostra letteratura postmoderna.

La sua opera principale è Misteri dei Ministeri: unico "romanzo" di Frassineti, di cui si susseguirono nel tempo tre edizioni: la prima, con una ristampa, risale al 1952, e uscì per l'editore Guanda di Parma; la seconda edizione apparve nel 1959 per Longanesi, con una ristampa nel 1964; la terza e definitiva edizione, edita nel 1973 da Einaudi, con nota in sovracopertina di Italo Calvino, è stata ristampata solo di recente, nel 2004, sotto una nuova veste grafica dalla casa editrice romana Kami.
Le altre opere narrative pubblicate da Frassineti sono raccolte di novelle.


Visita il sito ufficiale di: AugustoFrassineti




Bibliografia  di
Augusto Frassineti da
Enciclopedie on line


Frassinéti, Augusto. - Scrittore italiano (Faenza 1911 - Roma 1985). Stabilitosi a Roma come impiegato statale, fu collaboratore di varî periodici e raffinato traduttore di Rabelais, Scarron, ecc. Scrittore satirico, prese di mira i contradditorî e a volte assurdi comportamenti della burocrazia ministeriale, nonché la pochezza morale e i meschini intrighi che spesso la condizionano. Tra le sue opere, in cui le tinte grottesche e surrealistiche rivelano sovente il risentimento di un amaro moralista, si ricordano:
Misteri dei ministeri (1952; ed. ampliata, Misteri dei ministeri e altri misteri, 1959; ed. definitiva, Misteri dei ministeri, 1973); L'unghia dell'asino (1961); Un capitano a riposo (1963); Vita, vita, vita (1966); Il tubo e il cubo (1966); Tre bestemmie uguali e distinte (1969). Una scelta di quattro satire, tre delle quali in una versione inedita rivista dall'autore, è stata pubbl. col titolo Lo spirito delle leggi (post., 1989).





Luigi Mozzani colui che ha innovato la chitarra classica

Luigi Mozzani.


Chitarra Lyra e marchio di Luigi Mozzani.

Luigi Mozzani
(Faenza, 9 marzo 1869 – Rovereto, 1943) è stato un liutaio, chitarrista e compositore italiano; fu anche grande esecutore e didatta.
All'età di nove anni, apprendista da un barbiere dilettante di clarinetto, si avvicinò a quello strumento e alla tromba, venendo ammesso come allievo di clarinetto alla Scuola comunale di musica di Faenza nel 1883, con risultati notevoli. Intorno al 1890 fu ammesso al Liceo musicale di Bologna come studente di oboe sotto la guida di Gustavo Gastelli, ma intraprese anche lo studio della chitarra, della quale ebbe rapidamente grande padronanza. Nell'aprile del 1891 effettuò una tournée in Germania, Francia, Spagna e Algeria come solista di chitarra e oboe. Il 7 giugno 1892 ottenne il diploma in oboe al Liceo musicale di Bologna e nel 1893 il ruolo di primo oboe nel Teatro San Carlo di Napoli. Presto le sue tournée lo portarono in America dove visse per due anni (1894-1896) e dove pubblicò a New York i tre volumi degli Studi per chitarra. Si stabilì quindi a Parigi dove entrò in contatto con i più grandi chitarristi attiva in quel momento: Alfredo Cottin, Gelas e Miguel Llobet. In Francia scrisse otto pezzi per chitarra solista e iniziò ad interessarsi alla liuteria e precisamente alla costruzione della chitarra. Nel 1899 pubblicò diversi brani per chitarra, tra cui la famosa Preghiera.
Nel 1906 presenta una anonima Serenata al concorso musicale italiano della rivista Il Plettro, che vince il primo premio; tale lavoro viene poi pubblicato con il titolo Feste Lariane, aria con variazioni. Durante il primo decennio del 1900, Mozzani torna in Italia e si trasferisce definitivamente a Cento, in provincia di Ferrara, e apre la sua prima liuteria dove costruisce vari modelli di chitarra. Nella sua liuteria realizza un modello di chitarra-lyra e brevetta nel 1912 un dispositivo in grado di regolare l'angolazione del manico attraverso un sistema di viti.
Nel 1916, morta di meningite la figlia Giulietta, interruppe momentaneamente l’attività concertistica; il 17 marzo dell’anno dopo costituì la società per azioni Liuteria italiana Luigi Mozzani. La crisi economica del 1920 lo costrinse però a licenziare nel novembre dell’anno seguente quasi tutto il personale e a ridurre drasticamente la produzione di strumenti. Nel 1923 fondò a Bologna la Società Mauro Giuliani, di cui fu il primo presidente, e nel 1924 vi istituì la Liuteria italiana Luigi Mozzani e C. Il 15 luglio 1927 stipulò un contratto col Comune di Cento per creare una scuola di liuteria; la nuova istituzione operò per un anno e mezzo, per poi essere trasferita a Bologna, il 29 maggio 1929, sotto la gestione diretta del Comune, che garantì la copertura finanziaria sino al 1934. L’anno seguente Mozzani aprì un altro laboratorio con la vendita diretta degli strumenti prodotti; in questa sede furono realizzate diverse chitarre destinate ad Andrés Segovia che Mozzani conobbe nel 1926. In seguito a un accordo col Comune di Rovereto, il 25 settembre 1942 venne stilata una convenzione per creare la Liuteria comunale Luigi Mozzani. Nel laboratorio vennero realizzati «istrumenti a corda, e cioè violini, viole, violoncelli, contrabassi, mandolini, mandole, mandoloncelli, mandoloni, chitarre ecc., provvedendo alla confezione di ben quarantadue tipi diversi di istrumenti» (Intelisano-Tiella, 1990, p. 55). Vi lavorarono dapprima, oltre alla moglie Alfonsina Tassinari (maestra di verniciatura) e alla nipote Carmen Lenzi Mozzani (segretaria), tre dipendenti e alcuni apprendisti.
I conflitti bellici determinarono in un primo momento la riduzione delle attività a causa dei bombardamenti, indi la loro temporanea interruzione, anche per una grave malattia che colpì Mozzani nell’inverno di quell’anno. Morì il 12 agosto 1943 a Rovereto.






LE  CHITARRE  LYRA  DI  LUIGI  MOZZANI: ESTRO,  PERIZIA  ARTIGIANALE  E  POESIA  NELL'ATMOSFERA  LIBERTY  DEL  PRIMO  '900
di Marco Cavina

Luigi Mozzani è un mio illustre concittadino, nato appunto a Faenza nel 1869, che nella sua esistenza piena è stato di volta in volta un fine oboista, un grande concertista e compositore per chitarra e financo un apprezzato liutaio, attività che gli diede notorietà internazionale e che praticò a Cento di Ferrara ed a Rovereto, dove trovò la morte nel 1943, non senza aver instillato il germe della sua genialità a vari ragazzi di bottega, divenuti a loro volta fini liutai: un caposcuola, dunque, tuttora molto famoso oltreoceano per una realizzazione particolarissima che egli perfezionò puntigliosamente a partire da sparuti archetipi ottocenteschi: la chitarra lyra, ovverosia una serie di magnifici strumenti dal lezioso gusto liberty e caratterizzati da una espansione supplementare della cassa armonica, cava e comunicante col corpo principale, che si prolunga parallelamente al manico dello strumento per poi raccordarsi alla paletta con forme eleganti; l'appendice supplementare sostiene delle meccaniche che mettono in tensione corde supplementari (di solito tre), accordate in Re, Do e Si b, che non vengono suonate attivamente dall'esecutore ma che vibrano per risonanza, aumentando il tempo di vibrazione dei legni ed il sustain generale; a questo va abbinato il particolare rendimento dell'appendice cava con foro anteriore, che agisce un po', se vogliamo, come i "bass reflex" delle casse audio, fornendo un suono particolare ed inconfondibile.



Una grande interprete della chitarra, il Maestro Simona Boni, ha intrapreso un lodevole lavoro di recupero e riorganizzazione della dimensione "Luigi Mozzani", partendo dalle partiture da lui scritte per chitarra lyra fino alla conservazione degli strumenti originali come quelli illustrati in questa pagina, che ella possiede ed  utilizza nella sua attività; le immagini che seguono sono state eseguite in occasione di un concerto che si è svolto presso il teatro Sala Fellini di Faenza nell'ambito di una rassegna chitarristica articolata su tre eventi  ed intitolata, appunto, alla memoria di Luigi Mozzani, le cui partiture per strumento ma soprattutto le cui magnifiche chitarre lyra suscitano un interesse sempre crescente e trovano collocazione e risalto nei musei dedicati alla chitarra, vero trait-d'uniòn fra i primi modelli ottocenteschi e le moderne e sofisticate harp-guitars; Simona Boni era accompagnata dal maestro Luigi Verrini, anch'egli specializzato nelle chitarre lyra e relative partiture, alcune delle quali ha composto egli stesso.






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