L'ultima giostra cavalleresca disputata in Romagna nell'Ottocento

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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L'ULTIMA GIOSTRA CAVALLERESCA DISPUTATA
IN ROMAGNA NELL'OTTOCENTO

Giuseppe Dalmonte


Sfogliando i bei volumi de L'Italia nei Cento anni del secolo XIX, curati con tanta cura e ricchezza d'illustrazioni e documentazione, dal nostro concittadino Alfredo Comandini (Faenza 1853- Milano 1923), ci si imbatte con curiosità e stupore in alcune pagine del febbraio 1838, che riproducono alcuni documenti di grande interesse come: il pallio per la giostra d'incontro di Cesena, il Bando Comunale per la Giostra d'incontro dell'8 febbraio, il figurino con l’armatura usata nella giostra combattuta in Cesena l'ultima volta. Le ultime giostre di carnevale disputate a Faenza nel Settecento risalgono agli ultimi decenni del secolo, poi su questa sontuosa forma di spettacolo aristocratico cala il sipario definitivamente di fronte ai rivolgimenti politici e sociali che si manifestano in Francia e pure in Italia al tramonto dell'antico regime.
Quindi quella di Cesena del 1838, costituisce l'esempio estremo e tardivo delle sfide cavalleresche di carnevale disputate in varie città italiane, secondo diverse modalità di svolgimento (giostra dell'anello, giostra della quintana o del Saracino, giostra d'incontro) tra Cinquecento e Settecento e che ora la letteratura romantica rievoca e in qualche modo promuove. Merita perciò qualche cenno la giostra d'incontro disputata a Cesena nel febbraio 1838, anche per il suo esito drammatico.

Secondo la relazione del cronista cesenate M. Mariani, una giostra, che in passato aveva goduto di grande apprezzamento, fu riproposta e approvata fin dal gennaio di quell'anno sia dal consiglio municipale di Cesena sia dal cardinal Legato di Forlì. La Deputazione alla giostra era composta di tre membri: Francesco Almerici presidente e i due deputati, Giulio Masini e Nicolò Chiaramonti. Al torneo furono iscritti otto cavalieri giostranti: Matteo Rolli di circa 28 anni, Paolo Casali detto Fornasa di 25 anni, Giovanni Caporali detto Rabone ammogliato, Luigi Paganelli detto Topita ammogliato, Giovanni Ceccarelli ammogliato, Manzio Grilli ammogliato, Luigi Severi detto Farinello ammogliato, Francesco Grilli detto Farina giovane; ai giostranti furono assegnati quattro padrini: Giuseppe Galeffi cavaliere, Francesco Locatelli marchese, il marchese Rinaldo Guidi e Giovanni De Carli. Con un colpo di mortaio sparato dalla rocca cesenate, nel pomeriggio di sabato 17 febbraio, si aprì la comparsa introdotta dalla marcia dei tamburi comunali, seguiti da un plotone di Carabinieri a cavallo, da un altro di Cacciatori imperiali austriaci di linea, dal secondo Reggimento Estero e da un plotone di Volontari Pontifici. "Tutte le maschere a cavallo decentemente vestite a due fila: i porta lancia; la banda militare; tutta la nobiltà, ed altre persone a cavallo, e non mascherata; i padrini che non erano in azione; i padrini che erano in azione; i giostranti; i cavalli dei giostranti con la loro bardatura; li servi dei padrini che erano in azione, e loro cavalli da maneggio; la servitù della nobiltà a cavallo, e delle persone distinte intervenute al corteggio". Nella piazza dove era stata allestita da giorni la lizza, cominciarono ad affrontarsi davanti a un pubblico foltissimo i primi due giostranti: Luigi Severi, detto Farinello e Francesco Grilli, detto Farina, "le otto loro lancie furono corse dai suddetti senza accadesse nulla di sinistro, e Farina guadagnò tre punti soltanto".II lunedì 19 febbraio si svolse il secondo torneamento, dedicato al card. Legato Nicola Grimaldi che presenziò nelle tribune alla giostra.
Parteciparono alla sfida quattro cavalieri: la prima coppia era composta da Rabone e da Topita ma "si fecero pochissimo onore" pur avendo corso sei lance ciascuno; la seconda coppia composta dal Fornasa e da Matteo Rolli fu migliore della prima rendendo piacevole la giostra al numeroso pubblico accorso ad ammirare la competizione. Alla fine della giornata con cinque punti conquistati risultò vincitore il Fornasa, perciò gli fu assegnato il palio del valore di trenta scudi. In quest’occasione furono offerti al porporato, oltre a un lauto pranzo nel palazzo Pasolini, un gradito spettacolo teatrale serale, una raccolta di versi del professore cesenate don Cesare Montalti già alunno del Seminario faentino nell'adolescenza, mentre il marchese Costantino Guidi fece stampare un libretto sopra la Giostra d'incontro di Cesena.


La terza giostra si disputò il 20 febbraio con la partecipazione di Francesco Grilli e di Giovanni Ceccarelli, accompagnati dai rispettivi padrini, il marchese Locatelli e dal Galeffi. Purtroppo "fu però una giostra assai disgraziata" perché la competizione fu disturbata dalla neve e i due cavalieri conquistarono entrambi solo tre punti, perciò non si assegnò il palio, rimandandolo alla prossima sfida stabilita dalla Deputazione il 26 febbraio. Essendosi ammalato nel frattempo il Ceccarelli ed essendo stato sottoposto ad alcuni salassi, si decise di sostituirlo nella prova con un certo Giovanni, detto il figlio di Tremonti, con il benestare della Deputazione, dei padrini e dell'altro giostrante Farina. Nel giorno stabilito per la sfida finale "nel correre la prima lancia al giovane suddetto Giovanni gli cade di mano, non so per qual motive, e l'avversario venendo velocemente lo colpi nel petto, e col tronco sotto al braccio sinistro (che nell'atto del colpo si diede la combinazione che alzò le bracia) ferendolo mortalmente che sgorgava dalla ferita sangue: caso da che si giostra mai più accaduto. Fu tosto il ferito spogliato dei ferri, e portato in sua casa temendo molto di sua vita. Il dispiacere fu generale non solo il non vedere terminate le corse delle lancie, ma eziandio la disgrazia di quel povero giovane". Questa disgrazia segnò la conclusione definitiva di uno spettacolo equestre che durava ormai da vari secoli nella città di Cesena.


Approfondimento sul Palio di Cesena
Giostra all'Incontro di Cesena



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