1757, lite fra le famiglie Zauli-Naldi e Cattoli

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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1757, LITE FRA LE FAMIGLIE ZAULI-NALDI E CATTOLI
Vittorio Maggi


Nell’estate del 1757 Maria Naldi, figlia della Contessa Camilla Tarroni Azzurrini, era stata promessa in sposa al Conte Francesco Zauli grazie ad una promessa che il padre Conte Rodolfo aveva ottenuto dalla madre di Maria. Mentre Francesco si trovava a Roma nel Collegio Nazzareno a studiare a Faenza il Conte Valerio Cattoli ebbe modo di frequentare Maria tanto da innamorarsene e chiederla in sposa, richiesta però che gli fu negata da Camilla per la parola data in precedenza a Zauli. Valerio non si perse d’animo “si mostrò alla gente amante della giovane” e sparse voce di aver ottenuto una promessa di matrimonio in presenza di testimoni. Tutto questo fu prontamente smentito da Maria ma ciò non valse a fermare Valerio Cattoli nel suo desiderio di sposarla. Dall’11agosto 1757 nacque così una lite tra le famiglie Naldi e Zauli da una parte e Cattoli dall’altra.



Stemma della famiglia Cattoli.
Stemma della famiglia Naldi. Stemma della famiglia Zauli-Naldi.
Tutto passò in mano alla Curia Romana, Francesco fu fatto rientrare da Roma e Maria venne sottratta temporaneamente alla disputa e invitata a chiudersi nel monastero che gli fu indicato dal Vescovo di Imola Monsignor Giovanni Carlo Bandi in attesa di eventi. La causa intentata dalla Famiglia Cattoli iniziata il 20 febbraio1758 venne diretta dal Governatore Camillo Orselli, dall’Avv. Maradi e da Giovanni Antonio Frediani. Lo scopo di Valerio Cattoli era dimostrare che lui, fin dal 17 giugno scorso, avrebbe dovuto sposare Maria. Per fare chiarezza furono invitati ad intervenire molti conoscenti  e anche l’Avv. Maradi si impegnò non poco nel tentativo di riportare la pace fra le nobili famiglie ma tutto sembrò inutile e tutto venne rimesso alle decisioni del Vescovo che con molto imbarazzo credeva nel rifiuto di Maria di sposare Valerio ma contemporaneamente auspicava da parte del Cattoli un segno di rinuncia che subito non arrivò. Fu allora che intervenne il Vescovo di Faenza Antonio Cantoni che propose di riprendere un progetto già attuato anni prima, ovvero di proporre al Conte Valerio il matrimonio con la sorella di Maria, la contessa Caterina, seconda figlia Naldi. Camilla Naldi a questa proposta si espresse positivamente ma senza entusiasmo poi disse che avrebbe accettato questa soluzione qualora la figlia vi avesse consentito. La proposta fu portata al padre di Valerio il Conte Bernardo Cattoli che mostrò un “sommo gradimento” ma voleva essere sicuro che tutto sarebbe andato a buon fine prima di rinunciare alla causa.


Vescovo, Giovanni Carlo Bandi
(1709-1784)



Casa Ragnoli, poi Cattoli, via Torricelli 26-28
.


Vescovo Antonio Cantoni
(1709-1781)

CATTOLI

Di antica origine la famiglia ebbe origine da Marescotto, citato nel XII secolo, suoi discendenti vengono nominati in un atto notarile stipulato nel 1370, in cui viene citato “Bartolinus quadam filius Catuli de Catulis de schola Plebis Sezate” (Pieve Cesato). La cronaca locale ci tramanda una famiglia attiva politicamente, nella struttura sociale di Faenza.
Nel 1488 Giovan Battista Cattoli e i di lui fratelli Bartolomeo e Lattanzio, con Gasperino de’ Cimatti, Galeotto Utili, Gian Pietro Cantore, Battista di Pasquino, Bartolomeo Schiavo, Francesco Anderlino e Giovanni da Milano, partecipano alla congiura ordita da Ottaviano Manfredi, figlio di Carlo, contro Astorgio III per assurgere al potere della città, dopo la morte di Galeotto Manfredi avvenuta il 31 maggio. Scoperti i congiurati vengono incarcerati nella Rocca di Faenza il 23 agosto. L’11 luglio 1498 Giovanni di Cristoforo Merlini registra un atto notarile nel quale Astorgio III cede le proprietà confiscate ad altri componenti delle famiglie dei congiurati. Un successivo rogito del notaio Alberto Piccinini l’11 febbraio 1500 registra che Astorgio III restituisce tutti i beni espropriati a Giovan Battista Cattoli e ai fratelli Bartolomeo e Lattanzio  a Sebastiano Cattoli. Nella chiesa di S. Maria del Carmine, l’altare maggiore era proprietaria la famiglia Cattoli, di cui godeva il giuspatronato. Nel 1599 Bernardo Cattoli risulta consigliere comunale, e sposa Lucrezia Marescalchi, la loro figlia Maria sposa nel 1631 il conte Pietro Paolo Milzetti, mentre il fratello di Maria, Giovanni Battista sposa Caterina Biasoli. Da questo matrimonio nascono Bernardo e Girolomo, che sposa Giuditta Pasi dalla quale nascono due figli Francesco Maria e Valerio che sposa Anna Margherita di Ottaviano di Cesare Naldi. Hanno tre figli Ottaviano, Alessio e Bernardo che sposa la contessa Barbara Bertoni, del quale titolo di conte viene ascritto il 25 dicembre 1756. Il loro figlio conte Valerio è il protagonista della lite tra i Cattoli e i Zauli.
Non conosciamo la data in cui la casa di proprietà dei Ragnoli in via Torricelli 26-28 passò di proprietà dei Cattoli, uno dei pochissimi edifici del ’400 faentino giunti fino ad oggi con l’aspetto originario ancora in buona parte intatto, che tennero fino al 1787, anno in cui venne venduta alla famiglia Marcucci, che ne è tuttora proprietaria. Comprarono la casa di via Castellani, che rimase di loro proprietà fino al 1912, quando fu acquistata dal Comune per trasformare il palazzo Cattoli in Scuola Normale Femminile. Oggi è la sede della Scuola Primaria Gulli. Nel 1850 i fratelli Valerio e Vincenzo figli di Ottaviano Cattoli, aderenti alle idee progressiste ospitano una riunione segreta dei rappresentati romani del Partito Nazionale Romano a Villa Orestina a Castel Raniero. La famiglia si estinse nella metà del XX secolo.
La notizia fu portata anche a conoscenza di Giacomo Zauli che se pur coinvolto indirettamente non parve particolarmente soddisfatto di questa soluzione perché riteneva un eventuale matrimonio di Caterina con Valerio non decoroso per la sposa e proponeva che sarebbe stato più elegante che prima i Cattoli rinunciassero alla causa poi eventualmente attendere al matrimonio tra i due. Affinché le cose andassero per il verso voluto e non rimanessero solo parole si decise di mandare Camilla a sentire il parere di Caterina se fosse stata disponibile a sposare Valerio. L’incontro trovò una Caterina “piena di buoni sentimenti verso Valerio Cattoli” e autorizzò la madre Camilla a procedere con il matrimonio. A questo punto fatte le necessarie verifiche sopra l’accordo dè capitali matrimoniali (dote e altro) si pensò di porre fine alla causa. Il Conte Bernardo Cattoli ebbe ancora un attimo di esitazione per il matrimonio per via di alcune voci che gli erano state riferite ma poi si persuase e autorizzò la stesura di un verbale che sarebbe stato invalidato se non fosse seguito il matrimonio. Nel Palazzo del Governatore seguì un incontro fra parenti che “si scambiarono atti di stima indicando una reale riconciliazione e un amichevole accomodamento che fu concluso nelle più debite forme per preliminare dal quale furono sborsati al Conte Cattoli 115 zecchini” da parte di Zauli e con questi restò estinta la lite. Ci si portò poi a casa Naldi per festeggiare e allora fu convocata anche Maria, fino allora chiusa dentro il monastero, alla quale fu data la felice notizia che finalmente avrebbe potuto sposare il Conte Francesco suo promesso sposo.
Ma chi crede che la storia sia terminata sbaglia perché Caterina non accettò alcuna proposta di Cattoli, rinunciò al matrimonio e si fece monaca al Monastero della SS.Trinità in Borgo.
Bernardo Cattoli andò su tutte le furie credendo fosse opera della madre Camilla e tentò di riaprire la causa. Zauli deluso per aver sostenuto tante spese e soprattutto non essersi ancora sposato per evitare complicazioni chiese al Vescovo Cantoni la licenza di sposarsi senza pubblicazioni. La risposta tardò ad arrivare così per evitare scontri inutili con i Cattoli decise di sposarsi clandestinamente e solo più tardi, 08 aprile 1758, ufficializzò il matrimonio nell’oratorio privato di casa Naldi alla presenza del parroco di S.Croce. Solo allora Valerio Cattoli forse si rassegnò!!!  Maria ultima erede dei Naldi di Piazza morirà nel 1779 e per rispettare un obbligo testamentario ai suoi figli al nome Zauli fu aggiunto quello dei Naldi.

ZAULI-NALDI e NALDI (via Domizia, n." c.°58-59 ora Corso Matteotti 2).

Sull'area presentemente occupata in parte dal palazzo Zauli ed in parte da quello Naldi, sorgevano le antiche case dell'illustre famiglia Domizia, onde s'intitola la strada che dalla piazza Vittorio Emanuele  [ora Piazza del Popolo]conduce a Porta Montanara. Qui nel 1497 fu trasferito il Monte di Pietà, come rilevasi da un rogito del 23 ottobre del 1499 cosi espresso: Actum in domibus S. Montis Pietatis Faventiae sitis in Cappella S. Crucis in loco, ubi pignora oppignorantur juxta Ecclesiam S. Mattei, et D. Michaelem et Carolum fratres, filiosque Francisci de Terdotio (ossia Buonaccorsi, i quali ebbero le loro case, ove sorge il palazzo Zauli) et viam pubblicam a duabus partibus. II Monte di Pietà vi rimase fino all'anno 1507, in cui fu trasportato al luogo, ove al presente si trova. Questo palazzo fu eretto negli anni 1829-38 secondo il disegno dell'ing. Antolini d'Imola. Le pitture che ne adornano le camere sono dovute ai pittori: Domenico Galamini, Gaspare Mattioli, Antonio e Romolo Liverani, Pietro Piani, Alfredo e Luigi Manfredi, ed al prof. Napoleone Angiolini, pittore Accademico di Bologna. Gli stucchi sono opera dei fratelli Ballanti-Graziani e le scagliole dei fratelli Canturi Svizzeri. Qui evvi una biblioteca composta di oltre otto mila volumi, de' quali non pochi assai pregiati; veggonsi varie armature appartenenti alla valorosa famiglia Naldi, e conservansi pergamene dell'archivio Azzurini risalenti agli anni 1000,200, 300, 400.
Al pian terreno di esso v'ha una raccolta pregevole di stampe, di buoni quadri, di bronzi, di maioliche, di vetri di Murano e di porcellane con un medagliere di monete consolari ed imperiali, ed alcuni arazzi. Fra i quadri sono i ritratti di Galeotto Manfredi, di Francesca Bentivoglio sua consorte, di Gian Galeazzo II e di Astorgio III di mano del Missiroli, i soli che conservinsi in Faenza, se ne eccettui quello di quest'ultimo a tempera su tela, che esiste nella Pinacoteca comunale. Unita a questo palazzo, nel vicolo Pier Maria Cavina, è posta la chiesa di S. Matteo soppressa ai tempi di Napoleone I, e della quale esiste ancora la volta tutta ornata di rosoni di mano dell' ing. Pistocchi. Annesso a questo è il palazzo già de' conti Naldi (di piazza), ora di proprietà de' Zauli-Naldi. Esso fu fatto fabbricare col portico da Astorgio e Giambattista Naldi nel 1629 ad ornamento della piazza, a proprio comodo e ad utilità comune de' posteri, come ne fa fede l'iscrizione incisa in tavola di marmo, posta nell'angolo che guarda alla piazza. Nel piano inferiore di questo palazzo vedesi ancora una parte della chiesa di S. Croce (una delle quattro chiese primiceriali), che goderono tal titolo sino al 1805. I conti Zauli-Naldi sono proprietari della famosa villa detta la Serra posta nel Comune d' Imola.

ORIGINE.
La famiglia Zauli in antico chiamata indistintamente anche Gioli o Zoli, trae la sua origine da Castrocaro. Essa si divise in vari rami, uno de' quali diede il proprio nome a Val Zauli posta nel territorio di Forlimpopoli. Notizie certe di essa cominciano con un tal Nicola del 1354. Di questa famiglia fu monsignor Domenico autore di varie opere, fra le quali e molto stimata quella sugli Statuti Faentini. Il pronipote di lui Giambattista Zauli divenne Cardinale nell'anno 1816. II cognome Naldi fu aggiunto a quello di Zauli dopo la morte della contessa Maria di Dionisio Naldi, sposa al conte Francesco Antonio Zauli, avvenuta nel 1779. La famiglia Naldi poi è oriunda dall'Ungheria, ove portava il nome di Balassi o Balaschi. Babone col nipote Chino scese in Italia nel 906 ed ebbe da Ottone III il Castello di Vecciano o Vezzano nella Valle del Senio. Nell' anno 1296 Naldo di Tasuccio si stabilì in Faenza, e Tasuccio figlio di Babone nel 1495 si trasferì in Francia, ove sotto Carlo VIII divenne Generale di artiglieria. A questa illustre famiglia appartennero il Card. Filiberto Vescovo di Angoulème, Giovanni di Paolo colonnello e Dionisio Generale di tutta la fanteria Veneta, ed altri insigni personaggi.

Le notizie sul Palazzo e la famiglia Zauli-Naldi:
Antonio Muratori, Guida Storica di Faenza.



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