Il Canale Naviglio |
"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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L’inaugurazione ufficiale è del 20 gennaio 1783, con il conte Zanelli
che risale a bordo di una barca il tratto da Bagnacavallo a Faenza e
una moltitudine di gente a far da corona al memorabile evento. Pochi
mesi dopo è lo stesso Papa Pio VI a benedire l’opera pressoché
terminata. Di ritorno da Vienna, il 29 maggio sosta in città per un
breve riposo nell’abitazione del cugino e può quindi recarsi sulle mura
da dove, sotto un arco trionfale eretto in suo onore, osserva con
interesse il canale e le costruzioni della darsena. In quel luogo, a
ricordo della visita e su espresso consenso del Papa, verrà aperta
Porta Pia. Nelle settimane seguenti il canale è già in servizio, anche se ci vorranno altri sei-sette anni per portare a termine la costruzione di mulini, maceri, ponti (15), magazzini e abitazioni per i barcaioli. Misura 7.424 pertiche e otto piedi faentini (circa 36 km) , lungo gli argini sono stati messi a dimora più di 70mila pioppi. La spesa totale verrà stimata nel 1815 dall’ing. Giuseppe Morri in quasi 118mila scudi. Le barche sono trainate da buoi e, per consentire sia il loro transito che il lavoro dei mulini, in prossimità di questi ultimi sono state costruite delle chiuse il cui funzionamento riproduce in piccolo il sistema adottato per il Canale di Panama. Le merci trasportate sono soprattutto granaglie, vino, legumi, legname e prodotti delle nostre colline. Il conte Zanelli vive il suo momento di gloria. Nel testamento dispone che ogni anno le entrate del canale Naviglio e delle attività che sullo stesso sono sorte, detratte le spese, siano ripartite in misura uguale e che una delle due parti venga “erogata in sovvenimento ed a soccorso dei poveri di Faenza”. E’ un ulteriore atto da grande benefattore, ma i problemi non tardano a manifestarsi. Il canale non è stato costruito nel pieno rispetto delle clausole contenute nel chirografo pontificio e - affermano i più critici - da opera di pubblica utilità ha finito per trasformarsi in un monopolio dei Zanelli. Il transito avrebbe dovuto essere consentito a tutte le barche, salvo il pagamento di dazi o pedaggi, ma in realtà i ponti in muratura lo rendono di fatto impossibile. Le sole a poter percorrere il canale sono le chiatte fatte costruire dal conte Zanelli, prive di strutture soprelevate e cedute in nolo. Sono queste limitazioni e le conseguenti controversie - che finiscono per chiamare in causa anche il Comune - a far perdere ben presto di importanza al Naviglio e a non consentirgli di costituire quel fattore di sviluppo e di prosperità nel quale tanti avevano sperato. La vertenza fra l’Amministrazione pubblica faentina e la Congregazione del canale si protrarrà per decenni. I colpi decisivi vengono inferti alla grande arteria all’indomani dell’Unità d’Italia, dapprima con l’avvento della ferrovia e poi con la costruzione della pila del riso, avvenuta nel 1868, proprio sul corso d’acqua. |
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