Lo Stradone e.....il Fontanone

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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Lo Stradone e……….

di Stefano Saviotti - Miro Gamberini

da: 2001 Romagna, n° 141, dicembre 2013



I primi anni del XIX secolo non videro trasformazioni di rilievo nelle zone fuori delle Porte cittadine; nel tentativo di ripristinare l’Arco di Trionfo demolito dagli Austriaci, nel 1805 il Consiglio Comunale deliberò di abbattere Porta Montanara e ricostruirla in forme moderne, dedicandola al Bonaparte. A completamento dell'opera, il primo tratto della strada per Brisighella sarebbe stato trasformato in un ampio stradone alberato. La delibera rimase lettera morta, per mancanza di fondi, ma in ogni caso lo "Stradone dell'Osservanza" venne ugualmente utilizzato come passeggiata dei faentini; per mantenerlo percorribile, esso fu risistemato con terra e ghiaia nell'aprile 1810 da Paolo Bandini per la spesa di 99,94 lire milanesi. Tra l'altro, la parallela selciata dell'Osservanza era già da tempo ombreggiata da pioppi piantati dai frati prima dell'invasione francese, come scrisse il Direttore Dipartimentale del Demanio al Podestà di Faenza in una lettera datata 24 ottobre 1810. In una relazione tecnica compresa nel carteggio sulla costruzione dell'attuale viale Stradone, è scritto che nel 1811 il Comune pensò di sistemare ed estendere il Passeggio Pubblico, per dare lavoro ai braccianti in epoca di carestia, ma che la somma stanziata fu purtroppo assorbita dalle spese militari (imposte da Napoleone per le sue campagne di conquista). Per ottenere i favori della popolazione e consolidare il restaurato dominio papale, lo Stato elargì delle sovvenzioni per nuove opere pubbliche, che avrebbero alleviato la disoccupazione. Fu quindi riproposto il progetto di ampliamento del Passeggio Pubblico (delibera consiliare del 26 febbraio 1816), spostandolo però sul tracciato dell'antica via Erbosa che correva fra Porta Montanara ed il mercato del bovini. Il lotto di lavori si concluse il 14 settembre, e per la sua ampiezza il nuovo percorso fu subito detto popolarmente lo Stradone. Il nuovo passeggio fu poi lasciato riposare per due anni, in attesa che il terreno si assestasse, dopodiché il Gonfaloniere Conte Pietro Mazzolani dispose il suo completamento. Fu così creata una corsia centrale rialzata larga 9,60 metri e delimitata da cunette di scolo, più due vialetti laterali larghi 4,30. Nel marzo del 1819 si passò alla piantumazione di 497 alberi “esotici” disposti su quattro file.



"Inconsciamente io levai gli occhi alla torre barbara che dominava il viale lunghissimo dei platini" Dino Campana, Canti Orfici.



Il Fontanone ed il ponticello sul Canal Grande, in un disegno di Romolo Liverani.


Lo Stradone oggi.



…….il Fontanone


Il grande viale, seppure ben curato e sorvegliato, mancava ancora di uno sfondo degno della sua importanza: nel 1823 fu così bandito un concorso per la realizzazione di una Prospettiva che non solo coprisse la vecchia cisterna dell'acquedotto, ma comprendesse anche una o due fontane, a servizio del vicino Foro Boario e ristoro dei cittadini. Numerosi furono i partecipanti, dall'Arch. Pietro Tomba (che presentò svariati progetti) ai capimastri faentini come Pasquale Petroncini, Giuseppe Sangiorgi e Domenico Fattori. Le idee proposte furono le più svariate e bizzarre: dai tumuli cilindrici sormontati da tempietti od obelischi alle esedre, dai fondali più o meno anonimi ai nicchioni. Tutto ciò rivela come I'architettura della Restaurazione, almeno a Faenza, rifiutasse il rigore ideologico del periodo napoleonico, senza però trovare un'alternativa formale univoca. L'Amministrazione scartò tutte le proposte più ardite, rivolgendosi verso uno stile più pacato e vicino al gusto comune della cittadinanza. Il progetto vincitore, elaborato dal Tomba, fu realizzato nel 1824 e comprende un fondale, sovrastato da epigrafe dedicatoria, con quattro lesene inquadranti un nicchione semicircolare, che dà accesso ad una saletta quasi semicircolare con un giro di colonne. Ai lati si trovano due nicchie più piccole, che ospitano altrettante fontanelle con vaschette di pietra. Lo stile architettonico del Tomba, ispirato al recupero del classicismo palladiano, fu quello che in quegli anni si affermò decisamente a Faenza, e che diede al centro storico il volto che conserva tuttora. Non tutti sanno però che la saletta sul retro della Prospettiva fu costruita qualche anno dopo il fondale architettonico: la facciata neoclassica fu infatti eretta a ridosso del confine con un campo dei F.lli Bucci, e fu quindi necessario acquistare un poco di terra per completare il progetto. Nella planimetria allegata al contratto si vede chiaramente che nel 1826 esisteva solo la facciata della Prospettiva, a coprire la vecchia cisterna dell'acquedotto (il vero Fontanone antico). Solo dopo l'acquisto del giardino, poi recintato con una siepe, fu possibile costruire la saletta prevista nel progetto. Nei primi tempi, il grazioso locale fu utilizzato come caffè e punto di ristoro per i cittadini, per i quali lo Stradone divenne il passeggio per eccellenza, ombreggiato dagli alberi e ventilato dalla brezza delle colline.





La prospettiva del Pubblico Passaggio, disegno di Romolo Liverani.



Negli anni '70 e '80 era abituale per molti faentini recarsi presso alcune fontane pubbliche per attingere acqua potabile. Memorabili le file presso il fonte di Porta Montanara e, come si vede in questa foto, al Fontanone.

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